Il Forte Inglese di Portoferraio è una delle moltissime tracce lasciate da grandi personalità ed eventi storici sull’isola d’Elba. Eretto nel ‘700 dall’amministrazione dei Medici, accolse l’arrivo ammiraglio Nelson fino a Napoleone Bonaparte, passò attraverso il brigantaggio e i successivi conflitti mondiali. Questa fortezza è stata demolita e ricostruita, si è trasformata più volte e ha svolto nel tempo numerose funzioni. Abbandonata e recuperata a più riprese, è oggi un piccolo scrigno di tesori e curiosità lasciati da chi l’ha vissuta.
Il Forte Inglese di Portoferraio, una storia travagliata che ha molto da raccontare:
Edificato nel 1700 dal Granduca di Toscana Cosimo III sulla cima della collina di san Rocco, il Forte nacque per proteggere Portoferraio dagli assalti via terra. Assunse come primo Forte di S. Giovanni Battista, era dotato di un ponte levatoio (poi sostituto con uno di cemento) e occupava una superficie di 2.800 metri quadri.
Gian Gastone, l’ultimo dei Granduchi di Toscana, non era però dello stesso avviso del suo predecessore. Intimorito dalla minaccia delle flotte inglesi e spagnole a largo della costa livornese e dalla posizione rischiosa, lo fece smantellare nel 1728. Il forte all’inizio non era dotato né di fossato né di strada coperta, ed era lontano dalla piazza centrale. Questi elementi lo rendevano un grave rischio per la città in caso d’assedio.
I fatti gli diedero in qualche modo ragione anni dopo. Nel 1796 gli inglesi sbarcarono sulla spiaggia di Acquaviva e ricostruirono l’avamposto, ed è in quel momento che assunse il nome di Forte Inglese. Passò alla storia come il quartier generale dell’ammiraglio Nelson, che lo abitò per nove mesi.
Fu poi Napoleone Bonaparte a scoprire le potenzialità di questa fortezza. Nel 1802 assediò Portoferraio e demolì la struttura per ricostruirla. Assieme al Forte Montebello, alla Ridotta di San Rocco e al Fortino di San Cloud, il Forte Inglese divenne parte di un sistema di protezione esterna della città.
Napoleone tornò sull’Isola nell’esilio del 1814 in qualità Sovrano d’Elba e, anche se dedicò i dieci mesi successivi a preparare il suo glorioso ritorno in Europa, continuò ad amministrare l’isola. Fra i suoi progetti ci fu quello di far tornare il Forte Inglese a nuova vita: ne potenziò le difese inserendo i cannoni e aumentando ufficiali e soldati di presidio, per trasformarla nel quartier generale della sua flotta.
Il Forte Inglese non è stato solo un punto strategico per l’assalto o la protezione della città: furono molti gli scopi che assunse durante i momenti più difficili della storia.
A causa epidemia di tifo che colpì l’Italia fra il 1816 e il 1817 il Forte fu adibito a lazzaretto per ospitare i contagiati, poiché era sufficientemente grande e lontano dalla città da evitare un’ulteriore espansione della malattia. Dopo quei tragici anni, e dopo l’Unità d’Italia, la struttura fu abbandonata e lasciata alla mercé dei briganti: fu in quel momento che diventò una prigione per domiciliari coatti.
Nella II Guerra Mondiale divenne una vera e propria fortezza antiaerea, dotata di torretta e pesanti armamenti, e offrì rifugio agli abitanti di Portoferraio dai bombardamenti. Fino agli anni ’80 diventò un alloggio di fortuna per le famiglie bisognose e, in seguito, fu sede di molte associazioni ed eventi locali.
Oggi al Forte Inglese viene riconosciuta una grandissima valenza storica. I turisti l’apprezzano non solo per quel che ha vissuto nel tempo, ma anche per la sua posizione panoramica: seppure non sia molto alto, offre una vista meravigliosa dell’isola, fra terra, cielo e mare.
In questi ultimi anni il Forte Inglese è stato protagonista di un’opera di ripristino architettonico durata fino al 2015. Sono stati recuperati reperti dallo straordinario valore storico, troppo a lungo dimenticati, come le cisterne nei sotterranei realizzate per raccogliere l’acqua dal cortile esterno e per garantire la sopravvivenza dei soldati durante gli assedi. I restauri hanno portato alla luce affreschi e particolari basolati (pavimentazioni realizzate con rocce di origine vulcanica), oltre che i graffiti risalenti al periodo in cui erano imprigionati i briganti. Ancora oggi sono visibili i numeri delle celle segnati sopra gli ingressi.
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Urlaubstracker, Unsplash
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